Visita alla mostra dedicata al ritorno dal Louvre dell’epigrafe di IVLIA FLORENTINA

Evento a contributo minimo aperto a tutti

DOVE

MUSEO DIOCESANO
Via Etnea, 8

QUANDO

26/08/2025

CON CHI

DELEGAZIONE FAI DI CATANIA

COME

EVENTO IN PRESENZA

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Cosa faremo

La delegazione Fai di Catania in collaborazione con BCSicilia sede di Catania, vi porta alla scoperta della curiosa storia dell' epigrafe di Iulia Florentina.

Le visite saranno condotte da Teresa Di Blasi, delegata FAI alla cultura della Delegazione FAI di Catania.

"Tra i documenti più antichi attestanti il culto dei «martiri cristiani» a Catania ve n’è uno, unico nel suo genere: si tratta dell’epigrafe di Iulia Florentina, una bimba morta all’età di diciotto mesi. Databile in età costantiniana e, dunque, appena una settantina d’anni dopo il martirio di Agata e una ventina d’anni dopo quello di Euplo, costituisce la più antica testimonianza della venerazione dei
cristiani catanesi nei confronti di quanti tra loro erano morti per amore di Cristo.
L’epigrafe fu ritrovata a Catania nel 1730 nel podere di don Ignazio Rizzari, ubicato a nord ovest del convento dei Domenicani, nell’attuale piazza San Domenico. Iulia era una bimba di diciotto mesi, morta nel paesino di Hybla, nei pressi dell’odierna Paternò, ma seppellita a Catania. Poco dopo aver ricevuto il battesimo, sembrò rendere l’ultimo sospiro e invece continuò a vivere per altre quattro ore; mentre piangevano la sua scomparsa, i genitori sentirono una voce, quella della «Maestà (divina)», che intimava loro di non piangere più la bimba e di seppellirla «davanti alle porte dei martiri cristiani» (pro foribus martyrum christianorum).

Due eventi straordinari si erano, quindi, verificati al momento della morte di Iulia: battezzata in punto di morte, spirò e riprese a vivere; ad ulteriore conferma del fatto che la bimba era stata
oggetto di una speciale attenzione divina, una voce non umana impose di effettuare una procedura straordinaria: di seppellire, cioè, il corpo non nel luogo dov’era avvenuto il decesso, com’era
consuetudine, ma nella città di Catania, dove appunto fu ritrovato, perché qui giacevano le spoglie dei «martiri cristiani».
L’iscrizione di Iulia, comunque, non è eccezionale solo per la storia che racconta. Essa contiene anche il riferimento, insolito in un’epigrafe a carattere privato, ad un certo Zoilo, che, come chiarirono gli studi successivi, governò l’isola in epoca costantiniana.
Tuttavia, a dispetto della sua importanza, l’epigrafe venne “smarrita”: probabilmente fu venduta dai discendenti di don Ignazio Rizzari che, forse nel tentativo di ricavare del denaro senza dover
incrementare la raccolta d’antichità della famiglia Biscari, vendettero al Louvre le due lapidi ritrovate nel loro podere."

Oggi l’epigrafe, grazie alla volontà della professoressa di Storia Romana presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, Cristina Soraci e la sensibilità dell’Arcidiocesi di Catania, è tornata in città ed è esposta nelle sale del museo diocesano.

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